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Restos mortales de Calisto III y Alejandro VI en la iglesia de Monserrate (Roma)



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Copia autentica dell' Istromento di recognizione e reposizione delle ossa dei Sommi Pontefici Callisto IIIº ed Alessandro VIº.-Tommaso Monti, notario in Roma, Via Uffizi del Vicario N. 32.

In Nome di Dio.

Ricognizione traslazione e reposizione dei resti mortali dei Sommi Pontefici Callisto III ed Alessandro VI Borgia, per uso ecclesiastico, sotto il Pontificato del sommo Pontefice Papa Leone Decimoterzo, il giorno di mercoldí ventuno del mese di Agosto dell'anno del Signore Mille ottocento ottantanove=Il dì 21 agosto 1889.

I corpi dei Sommi Pontifici Callisto III ed Alessandro VI Borgia, che riposavano nella vecchia Basilica Vaticana, e precisamente presso la Sagrestia nella Cappella dedicata a Santa Maria delle Febbri, a cagione della demolizione della medesima fatta eseguire da Sisto quinto nell'anno Millecinquecento ottantasei (1586), furono trasferiti in altra parte di detta Basilica, e provisoriamente collocati per cura di Monsignor Giovanni Battista Vives Protonotario Apostolico di numero in un luogo che, come risulta dagli atti, è chiamato retro organa. Quivi si giaccquero   —160→   fino all'anno Mille seicento cinque (1605), allorchè per causa delle demolizioni ed ampliamento della Basilica vaticana, vennero nuovamente trasferiti in apposito monumento marmoreo per cura del lodato Monsignor Vives, eretto presso la Cappella del Coro di Sisto quarto, come può vedersi dagli atti del pubblico Notaro Giacomo Grimaldi sotto la data del 19 ottobre 1605, non chè dalla iscrizione che si leggeva nella cassa di piombo, contenente gli avanzi mortali, come diffusamente è narrato dal Cancellieri nell'opera De Secretariis Novae Basilicae Vaticanae, Libro II, pag. 1280, Seg.

Breve però fu la dimora in questo nuovo monumento, giacchè prosequendosi i lavori della nuova Basilica Vaticana, anche il monumento testè eretto da Monsignor Vives dovette essere demolito, e questi ottenne dal Sommo Pontefice allora regnante Paolo quinto1 che i resti mortali di Caliisto III ed Alessandro VI, come di origine Spagnuola, venissero definitivamente trasferiti pella Chiesa di Santa Maria di Monserrato per quivi avere stabile ed onorata sepoltura. Avendo il Sommo Pontifice Paolo quinto benignamente annuito alta domanda di Monsignor Vives, el giorno trenta Gennaro Mille seicento dieci (1610) in forma privata vennero trasportati dalla Basilica Vaticana gli avanzi mortali dei due Pontefici Borgia nella nominata Chiesa di Santa Maria di Monserrato, e di questa traslazione venne rogato apposito istromento per gli atti di Giovanni Girolamo Rabassa pubblico Notaro, come é riferito nella citata opera del Cancellieri e nell'opera del Giacomini. Da quell'epoca sino ai giorni nostri la cassetta di piombo, contenente le ceneri dei nominati Pontefici, rimase sempre nella Chiesa di Monserrato, senza che però venisse eretto per le mutevoli vicende degli nomini e dei tempi il desiderato monumento. In questi ultimi anni, e precisamente nel Mille ottocento ottantuno (1881) per cura di alcuni personaggi della nobili Nazione Spagnuola, venne finalmente a luce questo monumento, e fu collocato nella prima Cappella a destra di chi entra nella Chiesa di Santa Maria di Monserrato, dedicata a San   —161→   Didaco. Esso è elevato a quasi metà della parete a cornu epistolae, e consiste in una urna marmorea sormontata dal triregno e dalle insigne ponteficie, e nella parte anteriore porta, in rilievo due medaglioni, raffiguranti i ritratti dei due Pontefici colle relative iscrizioni. Benchè il monumento, come si è detto, venisse collocato nel suo posto fin dall'anno Mille ottocento ottantuno, tuttavia la casseta contenente le ossa dei due Pontefici ancor rimaneva custodita in apposito locale fuori della Chiesa, ne era state riposta nel preparato monumento.

Fu per tanto che ad ovviare aquesto inconveniente l'attuale Rettore della Chiesa di Monserrato Illmo. e Rmo. Monsignore Giuseppe Benavides veune nella determinazione di compiere quest' ultimo atto non sembrandogli decoroso i resti mortali di due Sommi Pontefici, che per lo spazio di circa ducento ottanta anni erano rimasti insepolti, venissero più a lungo ad essere privi, se non di splendida, al mero di onorata sepoltura.

Per la qual cosa, dopo di avere presentata umile istanza all'Excmo. e Rmo. Signor Cardinali vicario Lucido Maria Parocchi, onda averne la necessaria facoltà, la lodata sua Eminenza, che sino del giorno diecissette Luglio a nuova istanza del lodato Monsignor Benavides accedette personalmente per verificare l'esposto, dopo averne ottenuta pièna approvazione dal Sommo Pontefice, reso sciente di quanto sopra, con favorevole rescritto in data tredici corrente mese, quale si alliga al presente atto, benignamente annui alla domanda dell'Excellentissimo Oratore Monsignor Giuseppe Benavides, commettendo al suo Promotore Fiscale, Illmo. e Rmo. Monsignor Francesco Santovetti, che la ricognizione e traslazione dei resti mortali, benchè in forma del tutto privata, venisse eseguita con quelle norme che soglionsi praticare in simili casi, e ne venisse rogato da me Notaro e Cancelliere del Vicariato il relativo ed autentico atto per solo uso ecclesiastico.

Quindi è che alle premurose istanze del lodato Monsignor Benavides stabilitosi questo giorno ed ora per dare esecuzione a quanto sopra. Io Tommaso Monti, fu Notaro Angelo, Notaro apostolico e cancelliere del Vicariato di Roma, con proprio studio in via degli Uficii del Vicario N. 32, assistito dagli infrascritti   —162→   testimonii, noti ed abili a senso di legge mi sono recato alle ore quattro e mezza pomeridiane nella Casa Nazionale Spagnuola al Santa Maria di Monserrato con ingresso in Via Giulia N. 151, ove giunto ho rinvenuto L'Illmo. e Rmo. Monsignor Francesco Santovetti, figlio della buo: me: Antonio, nato e domiciliato in Roma nel proprio palazzo Via del Quirinale N. 31, nella sua qualefica di Promotore Fiscale del Vicariato e L'Illmo. e Rmo. Monsignor Giuseppe Benavides, Zelantissimo Rettore della Chiesa Nazionale Spagnuola di Santa Diaria di Monserrato, figlio del fu Giuseppe, nato in Antequera Diocesi de Malaga -Spagna- domiciliato in Roma, nella stessa Casa Nazionale, entrambi a me Cancellieri ben cogniti.

Quindi ad invito dell'encomiato Monsignor Rettore, unitamente ad esso ed all'Illmo. é Rmo. Monsignor Promotore Fiscale, mi sono recato nell'appartamento da lui abitato, ed ivi ci ha fatto osservare una cassa plumbea di mezzana grandezza, sulla quale a stagno vi erano quattro sugelli con la impressione del sigillo della Chiesa Nazionale di Monserrato; ed aperta questa cassa, si è veduto contenerse altra piccola di legno, chiusa con chiodi, legata con fettuccia di refe bianca fermata con due sugelli di cera lacca rossa, portanti la impronta di un'arme cardinalizia, che qui si descrive2, e di forma rotonda, divisa de una linea verticale in due parti: in quella a sinistra tre barre orizontale in campo dorato e così la dette barre; la parte a destra è divisa da una barra orizontale, sormonta una torre in campo azzurro, vi é sottoposto in campo d'oro un albero di cui il tronco viene traversato da una spada (si ricopia in margine). Sopra questa piccola cassa di legno leggesi la seguente iscrizione scritta copra carta:


Los Guesos de dos Papas
estan en esta Caseta y
son
Calisto y Alexandro VIº
y eran Españo-
les.

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Allora, distrutte le legature e fatto schiodare alla nostra presenza il coperchio della cassa stessa, si é constatato essere la medesima piena di ossa umane, compresi gli avanzi di due crani, e fra le dette ossa malgrado le più accurate ricerche nulla si è rinvenuto fuorchè alcuni resti di tessuti con vestigi di filamenti dorati.

Dopo ciò il prefato Monsignor Santovetti ha fatto collocare i stessi reste mortali entro altra cassa quadrilunga di legno abete, appositamente preparata, misurante l'altezza di centimetri ventuno, lunghezza centimetri quarantuno, e larghezza centimetri quarantuno, non chè una pergamena con la seguente iscrizione chiusa entro tubo cilindrico di cristallo, turato nelle due estremità con sughero e suggelli in cera lacca rosa, portanti l'impronta dell'arme Cardinalizia dello stesso Emo. Vicario; quale iscrizione dice así:

In questa piccola cassa di legno si conservano gli ossi e le ceneri dei Sommi Pontifici, Calisto III ed Alexandro VI, rinvenute in una antica altra cassetta di legno, chiusa e suggellata con due sigilli in cera lacca rossa, che verranno descritti nel relativo regito esistente entro altra di piombo, nella quale si scorgevano quattro suggelli in stagno della Chiesa di Santa Maria di Monserratto, presso la quale fin dal 1610 conservavasi questo venerando deposito. Sulla cassetta di legno si leggeva la seguente scrizione scritta sopra carta.

«Los Guesos de dos Papas=estan en esta Caseta y=son=Caslisto y Alexandro VIº y eran Españo=les.»

Dopo di essere state riposte le ceneri nulla presente Cassetta, vi si acclude questa memoria entro tubo di cristallo, Suggellato alle due estremità coll'impressione dello stemma dell'Emo. Cardinale Lucido Maria Parocchi Vicario di sua Santità, e quindi chiusa e sigillata verrà messa entro altra di piombo per riporse il tutto nell'apposito monumento eretto nella Cappella di San Didaco, che é la prima che trovasi a destra di chi entra nella Chiesa di Santa Maria di Monserrato. Il tutto poi diffusamente apparisce dal relativo regito in data di oggi stesso in atti di Monti Tommaso Cancelliere e Notaro del Vicariato.

Dalla Casa Nazionale Spagnuola di Santa Maria di Monserrato,   —164→   questo giorno 21 Agosto 1889, Indizione Romana Seconda, e del Pontifcato di Leone XIII felicemente Regnante anno XII= Presentí i sottoscritti Francesco Canonico Santovetti Promotore Fiscale del Vicariato; Josephus Benavides Rector S.ae M.ae .Montisserrati; Joan Manuel Perea.

Thomas Monti Notarius apostolicus et Cancellarius Vicariatus Urbis.

Ciò eseguito, la cassa è stata ermeticamente chiusa, essendone stato fermato il coperchio con dodici viti, assicurata all'esterno con legatura di due fettuccie di refe, una di color giallo e l'altra rosso, e queste fermate alla legatura di mezzo con due suggelli in cera lacca rossa, portanti le impresioni, uno dello stemma dell'Emo. Vicario e l'altro di Monsignor Benavides, ed alle loro estremità con equali suggelli, così chè vi si scorgono sei impronte.

Sul medesimo coperchio poi sono state tirate in color nero delle linee formanti una Croce greca di guisa che é state scompartito in quattro piccoli rettangoli, sui quali leggesi: Ossa et Cineres SS. Pontificum Callisti III, Alexandri VI.

Tras. al N. Sarc.3 el 21 agosto de 1889 Por Mons. Santovetti Fiscal del Vicariato. Rector Mons. Benavides. Thomas Monti Notarius Vicariatus urbis.

Esaurito quanto sopra si é narrato, la descrita nuova cassa di legno é stata posta entro la stessa di piombo riattata, che misura in lunghezza centimetri cinquenta sei (56), in larghezza quarantasei (46) ed in altezza ventidue (22); ed il coperchio di questa è stato fermato nel suo bordo sporgente sui lati con stagnatura; e sopra ciascuno dei due maggiori di detti lati sono stati apposti due suggelli a stagno, uno con l'impressione dello stemma Cardinalizio dell'Emo. Vicario e l'altro di Monsignor Benavides.

Dovendosi dopo ciò procedere in modo privato al trasporto del sagro deposito nella sottostante Chiesa di Santa Maria di Monserrato, onde essere collocato nel monumento in essa appositamente eretto e sopra indicato, questo si é effettuato per passagio interno senza pompa ed a porte Chiuse.

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Nella Chiesa poi dopo essere state recitate le preci dei defonti ed impartita dal Rmo. Monsignor Benavides, che a tale effetto s'a indossatto cotta e stola, le assoluzioni di rito, la cassa medesima, sempre a porte chiuse ed alla nostra presenza, è stata collocata è chiusa entro il monumento suddetto, che è situato nella Cappella dedicata a San Didaco, prima sulla destra di chi dalla strada entra nella Chiesa stessa.

Sopra di che ho redatto il presente verbale per uso ecclesiastico, e dopo averne avuta l'approvazione dei sunnominati como conforme alla verità, si è dai medesimi Testimonii e me Notaro e Cancelliere appresso firmati.

Il presente atto è stato scrito tutto di mio carattere.

Francesco Sanlovetti, Prom. Fisc. del Vicariato.

Joseph Benavides Praelatus Domesticus et Rector Ecclae. S. M. Montis serrati de Urbe.

Juan Manuel Perea, filiio4 de Pedro, natural de Belalcázar (Córdoba) Capellan de Mouserrat y domiciliado en Roma y casa mencionada, testigo.

Filippo Bisica del fu Paolo romano domiciliato via del Confalone Num. 30 chierico magiore di Monserrato testimone.

Tommaso Monti Notaro e Cancelliere del Vicariato di Roma.






Allegato

Real Iglesia y Casa de Santiago y Monserrat.-Rectorado

Emmo. Príncipe:

José Benavides, Rector de la Real Iglesia Española de Monserrat, á V. Emma. Rma. expone: Que desde el sábado 30 de Enero de 1610 con el beneplácito de S. S. Paulo V, d. f. r.5, y consentimiento del Emmo. Cardenal Cosentino, fueron trasladadas desde el Vaticano á esta Real Iglesia, las cenizas de los Papas españoles Calisto III y Alejandro VI, de s. m.6, á instancias   —166→   del Ilmo. Mons. Juan B.ª Vives Protonotario; hace algunos años que se les ha hecho un depósito de mármol y para trasladar las cenizas del lugar poco digno que hoy se encuentran.

Suplica á V. Emcia. Rma. se sirva autorizar á las personas que tenga á bien para que la traslación se efectúe con el mejor sigilo y descansen ya definitivamente en el lugar designado, cesando después de 269 años el que dichos Papas estén en sitio indigno é inconveniente.

Gracia que no duda de V. Emcia. Rma. Roma, Junio 30 de 1889. -JOSÉ BENAVIDES.-Emmo. Sr. Cardenal Parocchi Vicario de S. S.






Extra

Ad R. P. D. Fiscalem ut a Notario N. adiutum, procedat ad actum conficiendum de quo in praecibus 13 Aug. 1889.

L. M. Card. Vic.

In conformità dell'originale nei singoli fogli firmato presso di me come sopra existente e col quale collazionata concorda salvo si rilascia per uso ecclesiastico la presente copia autentica di quattro fogli a richiesta dell'Illmo. e Rmo. Monsignor Giuseppe Benavides. In fede:

Roma questo dì 28 Gennaio mille ottacento noventa. Cosiè.

TOMMASO MONTI.-Cancelliere del Vicariato di Roma.







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