Selecciona una palabra y presiona la tecla d para obtener su definición.
Indice


Abajo

Cinque lettere inedite di Miguel Ángel Asturias

Giuseppe Bellini





Una vasta corrispondenza con Miguel Ángel Asturias, gelosamente conservata, come documento di una lunga stagione di profonda amicizia con lo scrittore guatemalteco, Premio Nobel di letteratura nel 1967, mi ha permesso già in due occasioni di rievocarne la sostanza umana e di far luce su un lungo periodo della sua esistenza di esiliato. Infatti, a questo epistolario personale ho fatto ricorso, con citazioni più o meno estese, per alcuni saggi, tra essi Miguel Ángel Asturias en Italia, pubblicato nel numero 67 della «Revista Iberoamericana», nel 1969, e Recuerdo de Miguel Ángel Asturias, apparso dopo la scomparsa dello scrittore in «Repertorio Americano», 4, 1975.

Mentre attendo alla pubblicazione integra dell'epistolario, con piena autorizzazione sia di Asturias, quando era in vita, sia della moglie, doña Blanca, mi sembra interessante estrarre qualche lettera significativa.

La mia conoscenza con lo scrittore guatemalteco risale al 1963, in occasione del Festival cinematografico del Terzo Mondo, organizzato a Sestri Levante da Amos Segala, per conto del «Columbianum» di Genova. Fu una conoscenza curiosa, dapprima imbarazzante, della quale ho dato conto in Recuerdo de M. A. Asturias, scritto al quale rimando. Si inaugurava, così, un'amicizia che doveva durare per tutta la vita del Maestro, destinata a un progressivo approfondimento, per le grandi qualità umane dello scrittore e della sua consorte. Ma fin dal 1959 ero entrato in contatto con Asturias per via epistolare. Stavo allora preparando un'antologia della letteratura ispano-americana e avevo bisogno dell'autorizzazione dello scrittore per includervi alcune sue pagine. Il progetto, poi, per mia colpa, non ebbe seguito, ma Asturias in lettera del 16 aprile 1959 da Buenos Aires, dove allora risiedeva, mi dava generosa autorizzazione, mentre si interessava a un mio opuscolo dal titolo La protesta nel romanzo ispano-americano del Novecento (Varese-Milano, Cisalpino, 1967), del quale mi chiedeva copia. E' la prima lettera che Asturias mi scrive. Il tono è gentile, ma non staccato, caratteristica dell'umanità dell'artista, che si accentua in lettera successiva, dalla stessa città, del 26 aprile 1960, in risposta a una mia richiesta di disponibilità per una eventuale traduzione delle Leyendas de Guatemala; progetto che neppure questa volta si realizzò, ma che Asturias autorizzava con entusiasmo, mentre esprimeva giudizi generosi sullo studio che gli avevo inviato e che, affermava, gli era servito per diverse conferenze in varie università americane; egli avanzava, a questo proposito, proposte per un'edizione argentina, che tuttavia non fu realizzata per mia colpa, poichè mai conclusi l'aggiornamento del lavoro, che mi sembrava indispensabile per un'edizione americana.

Dal progetto di traduzione delle Leyendas si passò a quello de Los ojos de los enterrados. Il vagare da un titolo all'altro si doveva alle difficoltà del momento; infatti la letteratura ispano-americana non godeva allora, in Italia, di molto favore, anzi, era ancora pressoché sconosciuta ed era difficile convincere un editore a finanziare l'edizione di testi di autori per noi quasi ignoti. Asturias mi aveva inviato da Buenos Aires, nel 1960, una copia de Los ojos de los enterrados e mi sembrava che questo romanzo avrebbe potuto trovare maggiore accoglienza tra il pubblico, ma ancora nella prima metà del 1964 la casa editrice non era giunta a formalizzare il contratto. In seguito anche questo progetto cadde, ma ne subentrò un altro, quello di tradurre Week-end en Guatemala, libro forse più attuale, per le sue implicazioni politiche, mentre si manteneva l'opzione per il romanzo citato.

Di queste iniziative tratta Miguel Ángel Asturias in una lettera del 15 luglio 1963 da Parigi, e del 25 novembre dello stesso anno da Bucarest, dove si era recato per cure. In quest'ultima missiva, lo scrittore espone anche interessanti progetti che hanno relazione con l'Italia. Siamo prossimi al momento in cui, sollecitato dal «Columbianum» e dal Segala, Asturias penserà seriamente di stabilire la sua dimora nel nostro paese. Intanto si accinge a una serie di conferenze che lo porteranno a contatto delle maggiori università italiane.

Il 3 gennaio 1964, ancora da Bucarest, Asturias mi invia dettagliatamente spiegazioni a dubbi che gli avevo manifestato come traduttore di Week-end en Guatemala, mentre chiede, quasi con ansia, di conoscere le mie impressioni su Mulata de tal, che nel frattempo mi ha inviato. Quando l'edizione della traduzione di Week-end en Guatemala è finalmente un fatto compiuto, in data 3 marzo 1964, da Napoli, lo scrittore manifesta con generosità la sua gratitudine. Le lettere assumono sempre più un calore umano, dettato da una sincera amicizia. Asturias ha iniziato in quest'epoca i suoi contatti con le Università italiane, ed è questo un modo concreto per ritrovare nel calore della gioventù universitaria e degli amici ed estimatori la ragione del vivere. Da Roma, il 30 marzo 1964, dopo una permanenza a Milano, dove le sue conferenze trovano calda accoglienza presso gli studenti dell'università Bocconi, espone il programma dei nuovi viaggi e conferma un nuovo progetto, studiato insieme, l'edizione del poema Clarivigilia Primaveral presso il prestigioso editore Tallone, che già aveva edito libri di Neruda.

In una lettera successiva, del 20 maggio 1964, Miguel Ángel Asturias torna a trattare di Clarivigilia Primaveral, ed espone inoltre preoccupati superstiziosi timori, circa il titolo di uno dei due volumi economici in cui si progetta di ristampare Week-end en Guatemala, mentre è in elaborazione presso l'editore Guanda, di Parma, un'antologia della sua poesia, che vedrà la luce in prima edizione nel maggio 1965.

Nel frattempo Asturias rielabora, con grandi cambiamenti, il poema Claravigilia Primaveral. In una lettera da Genova, il 20 giugno 1964 scrive di diversi argomenti, e di nuovo manifesta le preoccupazioni per il titolo funebre di uno dei due volumetti di Week-end en Guatemala. E' una lettera profondamente umana, che rivela in tutte le sfumature il carattere dell'uomo straordinario che era Asturias.

Mi sembra interessante riprodurre le ultime cinque lettere illustrate, ricche di motivi diversi, legate a un periodo di particolare interesse per la vita di Asturias e per il suo inserimento nel nostro paese, in una stagione critica del suo esilio. Soprattutto credo rilevante questa testimonianza inedita, per meglio conoscere la sua dimensione di uomo, quindi per approfondire anche la sua figura di artista. Per questo motivo non apporterò alcun taglio alle lettere che riproduco, anche se alcuni passi, marcatamente personali, determinano in me qualche imbarazzo. Ciò che fermamente spero è che l'interpretazione anche di tali passi valga a completare la dimensione straordinaria dell'uomo, generoso sempre e traboccante di affetto per coloro che si interessavano alla sua opera e che gli dimostravano amicizia.




I

Bucarest, 3 de Enero de 1964

Sr. Prof. Giuseppe Bellini
Milano

Mi muy estimado y querido amigo:

Al solo recibir su carta, con sus consultas, respondo. Hago votos, antes que todo, porque el año que ahora se inicia, sea muy venturoso para Usted y su esposa, que les traiga toda clase de dichas y satisfacciones, y muy buenos éxitos en sus trabajos y empeños.

Le agradezco su gestión o gestiones, mejor dicho, ante Nuova Accademia, en el sentido de apresurar la publicación de «Week-end», a fin de que a ser posible coincida con mis conferencias en Italia, y en lo tocante a que el adelanto que me habían enviado a París, lo tengan allí en la editorial a mi nombre.

Últimamente escribí al Dr. Segala1, indicándole como la mejor época para mí, de iniciar mi visita a las Universidades Italianas, la última semana de Febrero o primera semana de Marzo. Si es así, habrá tiempo de sobra para que el libro aparezca, y Usted, bondadoso amigo, haya tenido tiempo de tratar en sus cursos, sobre mi novela.

Sí, le pondré en relación, con mucho gusto, con los Profesores que aquí se dedican a la literatura latinoamericana, sea como traductores, que los hay muy buenos, o como Profesores en la Universidad. Y les pediré a ellos que le escriban directamente.

Espero sus noticias, sus impresiones de MULATA DE TAL, que es en verdad algo inesperado, muy en la tónica de HOMBRES DE MAÍZ, y con mi esposa, enviando muchos afectos a su señora, les reiteramos nuestras felicidades de año nuevo, un fuerte abrazo de su amigo,

Miguel Ángel Asturias

PD.- Permaneceremos aquí hasta el 15 de febrero, más bien hasta la primera semana de Febrero, y luego volveremos a París, donde siempre mi dirección es Editions Albin Michel, 22 Rue Huyghens, Paris 14.




II

Nápoles, 3 de Marzo, 1964.

Señor Giuseppe Bellini
Milán.

Queridísimo amigo,

Más por no interrumpir sus quehaceres, que por negligencia, me privé del gusto de escribirle al solo recibir la magnífica edición que de «Week-end en Guatemala»2, ha hecho Nuova Accademia, gracias al interés que Usted bondadosamente se ha tomado por mis libros.

En cuanto a la traducción, con Blanca mi esposa, hemos leído algunos de los relatos y en verdad que han pasado en forma luminosa. Con un traductor como Usted, nuestros textos parecen mostrar una luz interior que no se les conoce en otras traducciones y que se riega en todas las páginas.

Debe ser, como el que yo siento hacia Usted, profundo, el agradecimiento de un autor hacia aquel que da una nueva dimensión, en otra lengua, a su obra original.

Llegamos pisándole los pies a estas letras3 pues el ocho del presente estaremos en esa hermosa ciudad y nos alojaremos en el American-Hotel - Via Finoc - chiaro Aprile 2.

He dejado para último, la referencia al prólogo o presentación que hace Usted de mi obra y en especial de «Week-end», al cual califica de «mensaje de esperanza», interpretando así el sentido de Torotumbo, con una gran sensibilidad artística y humana.

En nombre de mi esposa y en el mío presente a su encantadora señora nuestros saludos, así como al profesor Vian, caso que usted lo vea.

Lo abraza,

Miguel Ángel Asturias




III

Roma, 30 de Marzo de 1964

Queridísimo Profesor Bellini:

Inútil decirle todo lo mucho que le recordamos en unión de Estefanía y la nenita, todos los tres en esa casa preciosa, mágica, acogedora.

Como habíamos quedado, le doy la fecha exacta de nuestra llegada a Génova. Llegaremos el 7 de Abril, y nos quedaremos casi tres semanas. De Génova vamos a Turín, y de Turín a Caliari. Luego volveremos a Roma, hacia el 14 de Mayo, pero ya sólo muy de paso.

Nueva Academia me remitió los libros, agradézcale de mi parte, mientras le escribo al Dr. Chiveli4. En las entrevistas que aquí me han hecho, la de «Il Giorno», de Milán, salió espectacular y catolicísima, he mencionado a Nueva Academia, a Weed-End en Guatemala, a su magnífico traductor, y también he hablado del Editor de Palma5, Guanda, para lo de los versos. Me hicieron una entrevista por televisión, y figuraré en un famoso programa de radio, pero esto más adelante.

En Génova le entregaré el poema CLARIVIGILIA PRIMAVERAL, para el imponderable mago de las locomotoras, o colamotoras6.

Cerramos los ojos, saboreamos alrededor nuestro y se nos echa encima el restaurante de los peces7, al que ustedes, dichosos, deben seguir yendo. Nos desquitaremos en Octubre. Segala confirma que en esa fecha será el Festival Cinematográfico del Tercer Mundo y América Latina, en Milán8. Y con mayor angurria pensamos en los banquetes de su casa, obra de la maga Estefanía.

Si ésta le llega cuando todavía estén en Milán, o estén por pasar de vuelta a Venecia, el Prof. Meregalli y su esposa, muchos abrazos de nuestra parte.

Concluyo enviándoles, en unión de Blanca, nuestros mejores augurios de Pascua... con un gran ¡aleluya!

Y las manos de su fiel amigo,

Miguel Ángel Asturias

Querida Estefanía y Profesor Bellini, siempre soy yo la secretaria de las cartas, pero para ustedes Miguel Ángel secuestró la máquina, pero yo quiero agregar a sus líneas mis cariñosos recuerdos, de los momentos inolvidables vividos con ustedes que viven y reviven en nuestro corazón. Con afectos a los amigos todo el nuestro para ustedes y los mejores votos extensivos a la mamma. Otro abrazo de

Blanca




IV

Roma, 20 de Mayo de 1964

Queridísimo amigo:

Hasta ahora un breve espacio para conversar con Usted. Primero que nada mi rendido agradecimiento, no se puede decir otra cosa, por su conferencia sobre mi obra en Turín, pues ella obedece más que todo a su generosidad y a nuestra amistad tejida, entre pescaditos y pescadotes, en esa inolvidable Milán9.

Luego quería comunicarle que Nuova Accademia me ha escrito que piensa lanzar, con los ejemplares no encartonados, una edición más barata de «Week-end en Guatemala», bajo el título de «Cadáveres para la publicidad».

Aun no les he contestado. Estoy de acuerdo con lo de la edición barata, a precio barato, pero me parece que el título con la palabra «CADÁVERES» no es apropiado10. En todo caso, es de mal agüero, y ya sabe usted que por español y por indio, me llevo de magias y agüeros. Podría buscársele otro título: LOS AGRARIOS, TOROTUMBO o AMERICANOS TODOS. No sé lo que opine usted y en todo caso si me escribe hágalo a Génova, para donde salimos, el 22, viernes directamente.

También quería preguntarle si le envió el poema a Tallone, y la dirección de éste, pues creo que sería bueno que yo le escribiese directamente en francés, para que no vaya a tomar mi silencio por descortesía. Le diría que a través de sus gentiles oficios le había hecho llegar CLARIVIGILIA PRIMAVERAL, para que estudiara su posible publicación.

Y una última cosita. Espero que en su poder obre el cheque por 80 mil liras de Guanda11. Si así fuera, hágame el favor de mandármelo certificado a Columbianum. De Génova le escribiré de nuevo, contándole como va lo del proyecto de la revista, y de allá le remitiré, certificada, la conferencia que me envió y que copiará Blanca, entusiasmada como está por lo que usted dice en ella.

Mil afectos de Blanca y míos para Estefanía y la preciosa heredera, y mientras me doy el gusto de leerlo, un abrazo de su invariable amigo y compañero

Miguel Ángel Asturias




V

Génova, 20 de Junio de 1964

My muy querido Profesor Bellini: por partes, si Usted me lo permite, iré contestando su importante carta del 30 de Mayo, fechada en Milán. Por de pronto me permito remitirle con ésta una copia del poema «Tiempo y muerte en Copán», que faltaba en el librito de poesías que hará Guanda, a quien acusaré de inmediato recibo de las 80.000 liras que Usted se sirvió mandarme, y las cuales cobré sin ninguna dificultad. ¿Profesor y asistente a Los Pescaditos?12, se preguntaron en el Banco, y eso bastó para que se pusieran a derechas contándome las 80 mil liretas. En cuanto al poema «Clarivigilia Primaveral», mea culpa, mea gravísima culpa, tuve aquí en Génova, a la mano un magnetófono, una inmensa soledad, ni un solo ruido, alojados como estamos lejos de la ciudad, entre colinas y el mar, en un séptimo piso, y casi rehíce el poema. Su estructura, desde luego, ha quedado igual, pero muchos versos cambiaron, otros desaparecieron, y, en fin, que está bastante reformado. Pero «Para mejor», como dicen en mi tierra. Creo que ahora sí está a la medida de lo que la imperfección humana puede lograr. Valéry decía que en un poema, lo imperfecto debe uno atacarlo en toda forma, reducirlo a ceniza si es preciso, cuando esto depende de uno, de su voluntad de trabajo, de su posibilidad de inspiración, pues, siempre quedará, decía Valéry, lo que de imperfecto hay en toda obra humana, pero imperfección que ya no depende de uno, ni de su empeño, ni de su afán, ni de su voluntad. Oportunamente le escribiré al gran Tallone (el hombre de las locomotoras)13, para establecer el nexo, aunque qué mejor nexo que Usted, mi caro amigo. En cuanto a Nuova Accademia Editrice, les escribí diciéndoles que me parecía muy bien lo de la edición barata, pero que me molestaba lo de «Cadáveres para la publicidad», pues así el libro resultaba macabro, de policía o de aventuras, y eso no era. Que les proponía le titularan «Americanos todos» o «Torotumbo». En próximas semanas, mejor dicho, dentro de unos 8 días, pienso mandarle lo relativo a mi biografía y bibliografía14, lo más completas posible, y algo así como eso que Usted me pide, la «clave» de «Hombres de maíz», «Alhajadito», «Mulata»15. Por eso le decía que por partes le contestaba su carta. Siempre tenemos proyecto de ir a Milán, probablemente a fines de este mes, con un amigo que tiene auto, y que iría a ver a su padre. Nosotros iríamos con él y nos pasaríamos un día en Milán. Justo el tiempo para visitarlos y darles un abrazo. Blanca me encarga de agradecerle mucho a Estefanía el envío que le hizo, y que llegó perfectamente bien. Nosotros también les recordamos mucho, y en carta futura le contaré todo lo de la Revista, que ya es casi un hecho. No le quiero adelantar mucho, pero puedo afirmarle que será lo que pensamos: un puente entre Europa, más propiamente Italia, y América Latina. Todos los arreglos van muy adelantados16. Termino con saludos cariñosos de Blanca para los dos y la preciosa chiquitina, y también para los tres, de mi parte, todo mi afecto, todos mi recuerdos, y toda mi alegría por el gusto de escribirles, que ya es como conversar con ustedes. Un abrazo grande, grande, grande,

Miguel Ángel Asturias







 
Indice