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51

Il Corominas fa risalire l'uso del maschile ad un influsso italo-latino, pur favorito da modelli peninsulari: per Montalbán un'ipotesi del genere appare molto allettante, in relazione alle varie forme grafiche adottate (cfr. J. Corominas, Diccionario crítico etimológico de la lengua castellana, III, Madrid 1954, p. 906a).

 

52

Al v. 634 M, M1 ed N hanno dilo, al v. 1111 la espero, al v. 702 le. Per l'uso dei pronomi personali cfr. H. Keniston, The Syntax of Castilian Prose, cit., pp. 63-72.

 

53

Cfr. le cit. note al Galán de la Membrilla, p. 228, nota al v. 243.

 

54

Segunda parte del Séneca de España, in Segundo tomo, cit., ff. 35vb-36ra. Cfr. anche El hijo del Serafín, cit., f. 23v; Los Templarios, in Primero tomo, cit., ff. 74va e 75va, ove la forma tray ricompare nel corpo del verso.

 

55

Cfr. Y Malkiel, The Contrast «tomáis»-«tomávades», «queréis»-«queríades» in Classical Spanish, in HR, XVII, 1949, pp. 159-165.

 

56

Cfr. le cit. note a Virtudes vencen señales, p. 203, nota al v. 406.

 

57

Ivi, p. 199, nota al v. 297. Nel Caballero del Febo i casi in cui la preposizione è presente sono di poco superiori a quelli in cui non compare.

 

58

Cfr. L. Spitzer, Soy quien soy, in NRFH, I, 1947, pp. 113-127, e II, p. 275. Nell'auto il sintagma è volto a lo divino, a definire Dio: io sono colui che è. Così in Polifemo Ulisse - Cristo risponde al demonio - Polifemo «Yo soy yo mesmo», in Para todos, cit., f. 176va.

 

59

Cfr. A. Castro, note a F. de Rojas Zorrilla, Cada cual lo que le toca y La viña de Nabot, TAE, II, Madrid 1917, p. 200, nota al v. 11.

 

60

Cfr. le cit. note a Virtudes vencen señales, p. 202, nota al v. 373.