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Presenza della Catalogna letteraria

Rinaldo Froldi





Assai poco si conosce in Italia di una letteratura neolatina che ebbe nella storia momenti di grande splendore e che oggi, pur fra molte difficoltà, continua a vivere e produrre: alludo a quella letteratura catalana che nel corso del suo svolgimento storico tanti contatti ebbe colla cultura italiana.

Nei tempi moderni la letteratura catalana ebbe un momento di grande fioritura verso la fine dell'800 e l'inizio del nuovo secolo, fioritura acuitasi durante gli anni della autonomia catalana ma poi smorzatasi coll'affermazione militare dei Nazionali che togliendole a l'autonomia politica mirarono a scatalanizzare il più possibile la Catalogna. Logicamente una delle proibizioni più severe fu quella dell'uso ufficiale della lingua e quella delle pubblicazioni a stampa in catalano.

Oggi la situazione è migliorata rispetto al 1939 ma difficoltà esistono ancora: in effetti a chi conosce Barcellona ed il resto della Catalogna non sfugge il fatto che la lingua catalana vi è più tollerata che ammessa. C'è il divieto di pubblicare giornali e riviste in lingua catalana così come opere scientifiche: a fatica si concede l'autorizzazione ad opere di prosa narrativa o di teatro. L'unico genere che ha una certa libertà è la poesia lirica. E va subito detto che è il genere più vitale e valido in sede artistica. La poesia è forzatamente sempre letteratura d'élite e si comprende come meno preoccupi chi si pone contro il libero sviluppo di una lingua e di una letteratura per scopi essenzialmente politici.

Ma la poesia, come ogni manifestazione creativa dell'uomo, è universale e così si comprende come proprio dai poeti di tutto il resto di Spagna sia recentemente partito il bellissimo gesto di fraternità verso i poeti di Catalogna, gesto che sembra aprire un periodo nuovo per la letteratura catalana. Mi riferisco a quel congresso di poeti celebrato in Segovia qualche mese fa ed al quale furono ufficialmente invitati tre dei maggiori poeti barcellonesi: Foix, Riba e M. Manent. I tre intervennero e Carles Riba pronunciò un memorabile discorso rivendicando autorevolmente i diritti del catalano in seno alla comune patria spagnola: ebbe il rispetto, la simpatia, l'approvazione di tutti i presenti.

Uno dei più commossi fu in quella occasione Dionisio Ridruejo (che oggi politicamente si trova in posizione critica rispetto a certi principii che un tempo approvava) il quale giunse a parlare di una «Cataluña oferente» verso cui tutti gli spagnoli dovevano amorevolmente dirigersi. E la cosa non morì lì: il colloquio Riba-Ridruejo continuò sulle colonne del periodico barcellonese «Revista», intervenendovi anche un anziano scrittore catalano di profonda umanità e prestigio: Jorge Rubió. Inoltre il direttore dell'insegnamento universitario spagnolo Pérez Villanueva promise l'istituzione di una cattedra di Letteratura catalana all'Università di Madrid. Questa cattedra dovrebbe inaugurarsi col prossimo Anno accademico.

Al nostro occhio osservatore non sfugge l'importanza di questo riavvicinamento fra Madrid e Barcellona anche se riconosciamo che ancora molto resta da fare; ma forse si è sulla via buona. Per chi vive preoccupato dei valori della cultura (che costituiscono in definitiva la civiltà di un popolo) è augurabile che ad una intesa si arrivi e che le genti di Catalogna possano pienamente servirsi del mezzo loro nativo d'espressione e sapere che la lingua madre è qualcosa di più di una lingua tollerata. Ciò gioverà al rinascere vivo di una nobile letteratura, non certo ultima gloria dell'intera Spagna.

Dicevo che la lirica è sicuramente il genere che attualmente costituisce il meglio della Letteratura catalana: il che i in fondo rientra in pieno nella tradizione. Nell'intento di dare un sintetico panorama della situazione attuale della poesia di Catalogna comincerò dagli anziani. Tra essi è degno di essere ricordato Josep Maria de Sagarra che è forse il più noto dei poeti viventi, il più popolare, anche per essersi dedicato assai al teatro ed a poemi di vasto respiro.

Pubblicò il suo primo libro di poesia nel 1914 e da quel giorno la sua attività creatrice non ha conosciuto pause. Tra le opere sue sono degne d'essere ricordate oltre il Primer llibre de poemes, il poema El mal caçador e la raccolta: Cançons de taverna i d'oblit. Dopo la guerra civile pubblicò un libro intitolato Entre l'Equador i els tropics ispirato da un viaggio alla Polinesia Popolare assai è il Poema de Nadal; opera assai vasta che lo stesso Sagarra dichiara essere la sua più ambiziosa creazione è il poema Montserrat di 16.000 versi che sta pubblicandosi in edizione di lusso. Accanto alle creazioni originali le traduzioni: tutto il teatro di Shakespeare e la Divina Commedia di Dante. Queste traduzioni hanno il valore di vere e proprie creazioni: per esempio la traduzione della Divina Commedia da parecchi è stata giudicata la migliore versione esistente in una lingua straniera dell'opera di Dante.

Poeta nativamente chiaro e semplice, Sagarra ha sempre cercato d'aderire all'anima del popolo per cui canta e questa è un'altra ragione della sua popolarità.

Diversa natura lirica è quella di un altro poeta coetaneo di Sagarra: Carles Riba che oggi la critica è concorde nel riconoscere come il maggiore dei poeti catalani e come quello che maggiormente ha influito sulla formazione dei giovani poeti.

Il suo primo libro Estances fu pubblicato nel 1919: era già un libro tutto proiettato verso il futuro: in seguito Carles Riba sempre ha tenuto una posizione d'avanguardia. Le altre sue opere poetiche sono: il secondo volume d'Estances, (1933), Tres suites (1937), Elegies de Bierville (1942), Del joc i del foc (1947). S'è detto a ragione che liricamente Riba sta a mezza strada fra la tensione dell'intelligenza di Valéry e la sottile sensibilità di Rilke: Riba scrive sotto il predominio del sentimento: uomo di grande umanità (non per nulla è anche un profondo umanista, traduttore fra l'altro dell'«Odissea» e dei tragici greci) è pronto a vivere sempre «poeticamente» nel mondo che lo circonda. Riba è dotato di un fondamentale ottimismo e crede nei maggiori valori umani come quello del Vero, del Bello, dell'Amore e di Dio. Il suo sentimento si fissa nel verso con una lucidità estrema, la parola sembra talora sprigionare una sua quasi fisica energia. D'altra parte il suo classicismo gli evita di cadere nell'oscuro o nel morboso che la sua sensibilità resta mediterranea. Riba ha viaggiato molto (ad esempio le Elegies de Bierville furono scritte in Francia, in esilio) ma i paesi che su di lui più influirono sono l'Italia e la Grecia.

Suscitatore di energie giovanili e sereno, superiore rappresentante dei valori dello spirito, è l'uomo che forse, oggi, meglio rappresenta la vitalità della cultura catalana i cui diritti nobilmente sostenne nel già ricordato Congresso di Segovia.

Tra gli anziani resta da ricordare, come figura di primo piano quella di J. V. Foix, amico del pittore Joan Miró. Egli fu il primo rappresentante del movimento surrealista in Barcellona.

Le sue raccolte iniziali sono «Gertrudis» (1927) e «Krtu» (1932) ma la maturità del suo stile, Foix la raggiunge solo nelle sue ultime opere che sono Sol i de dol (1947 e Le irreals omegues (1949) : qui il poeta rivela l'ascendenza lontana, dei grandi autori medievali catalani Ramón Lull e Auzias March. Personalitày essenzialmente intellettuale, Foix ha quasi un culto panteistico della sua mente: essa comprende il mondo e lo rappresenta senza nessuna distinzione fra reale e fantastico. L'uomo si confonde nella natura in pienezza cosmica.

Accanto agli anziani, i giovani, influiti soprattutto dalla poesia di Riba e dalle varie esperienze poetiche dei contemporanei poeti castigliani e, fra gli stranieri, dai francesi ed inglesi.

Purtroppo i giovani trovano un ambiente loro poco favorevole. Nell'Università di Barcellona (ove non esiste cattedra di letteratura catalana) è difficile organizzarsi in circoli promotori di idee o di esperienze poetiche nuove. Due anni fa una rivista letteraria universitaria, stampata a ciclostile, senza il permesso della polizia, in lingua catalana, fu sequestrata e furono duramente colpiti i giovani che la avevano ideata e composta, con una multa ingente che fu poi pagata col denaro ricavato da una colletta degli studenti.

Molti giovani si volgono al catalano dopo una educazione giovanile puramente castigliana: altri si trovano in crisi, incerti fra le due strade.

Presentiamo qui, con una poesia ciascuno, quattro giovani che riteniamo fra i più notevoli dell' attuale momento: essi rispondono ai nomi di Josep Palau, Joan Perucho, Joan Triadú, Jordi Cots.

Ma accanto a questi non possiamo tacere i nomi di Sarsanedas e Albert Manent. Jordi Sarsanedas ha oggi 28 anni: ha studiato in Francia ed ha insegnato Letteratura catalana all'Università di Glasgow in Scozia. Nel 1948 ha pubblicato la raccolta di liriche A trenc de sorra ed ha un altro libro di poesie inedite. Poeta spontaneo e vivido di una lirica che ha per suo fondamento sicuro l'allegria, promette molto alla futura poesia catalana; Albert Manent ha soli 22 anni ed è figlio di i Maria Manent, pure poeta; studente di Legge s'è rivelato al pubblico come poeta con la raccolta Hoste del vent. Poi ha scritto La nostra nit.

Sono presenti nella sua poesia echi di autori inglesi e di contemporanei spagnoli ma appare già definita anche la forte personalità del giovane poeta, un'altra sicura speranza.

Certo a tutti questi giovani i poeti è affidato per il momento l'avvenire della letteratura catalana: essi offrono il messaggio spirituale più universale (che in altri generi la letteratura catalana attuale non supera i ristretti limiti dell'interesse locale) e sono ambasciatori alla Spagna ed al mondo di quella che è la realtà della Catalogna, sorella a un tempo discorde e concorde delle altre regioni spagnole.





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