Selecciona una palabra y presiona la tecla d para obtener su definición.
Indice
Abajo

Repertorio bibliografico e studio interpretativo del teatro cavalleresco spagnolo del secolo XVII: [Juan Pérez de Montalbán, pp. 52-55, 105-112]

[Selección de páginas realizada por la autora]

Claudia Demattè




ArribaAbajoÍndice

  • Premessa
  • I. Studio introduttivo
    • Introduzione: spettacoli cavallereschi ante litteram
    • La riscrittura dei libri di cavalleria nel teatro del Siglo de Oro
    • Dall'ipotesto cavalleresco all'ipertesto teatrale: dinamiche di transtestualità
    • Conclusioni
    • Criteri per la composizione del catalogo
  • II. Catalogo bibliografico
    • Anonimo
      • 1.C-E Las aventuras de Grecia
    • Anonimo
      • 2.D *El caballero de la ardiente espada
    • Anonimo
      • 3.D *El caballero de la cruz bermeja
    • Anonimo [cuadra (?)]
      • 4.A Las proezas de Esplandián
    • Calderón de la Barca, Pedro
      • 5.A El castillo de Lindabridis
      • 6.C El jardín de Falerina
    • Castillo Solórzano, Alonso de
      • 7.B Los encantos de Bretaña
      • 8.B La torre de Florisbella
    • Castro, Guillén de
      • 9.B Mocedades del Cid
    • Cervantes, Miguel de
      • 10.B La casa de los cielos y selvas de Ardenia
      • 11.B El gallardo español
    • Hurtado de Mendoza, Antonio
      • 12.B Querer por sólo querer
    • Leiva Ramírez de Arellano, Francisco de
      • 13.A Amadís y Niquea
    • Martínez de Meneses, Antonio; Zavaleta, Juan de; Suárez de Deza y Ávila, Vicente
      • 14.B El príncipe de la estrella y castillo de la vida
    • Mira de Amescua
      • 15.B El palacio confuso
    • Monroy, Christobal de
      • 16.B El caballero dama
    • Paravicino y Orteaga, Fr. Hortelano Félix
      • 17.A Gridonia o cielo de amor vengado
    • Pérez de Montalbán, Juan
      • 18.D Caballero del Febo
      • 19.A Don Florisel de Niquea, o Para con todos hermanos y amantes para nosotros
      • 20.A Palmerín de Oliva, o la encantadora Lucelinda
    • Rey de Artieda, Micer Andrés
      • 21 *Amadís de Gaula
      • 22 *Los encantos de Merlín
    • Rojas Zorilla, Francisco de
      • 23 **El caballero del Febo
    • Rosete Niño, Pedro
      • 24.A La (gran) torre del orbe [Amadís de Grecia]
    • Solís de Rivadeneyra, Antonio de
      • 25.E Entremés del niño cavallero
    • Tirso de Molina
      • 26.B Aquiles
    • Vega Carpio, Félix Lope de
      • 27.B Palacios de Galiana o Amores de Carlos
      • 28.D La puente del Mundo
      • 29.B El premio de la hermosura
    • Vélez de Guevara, Luis
      • 30.B El caballero del sol
    • Villamediana, Conde de (Juan de Tassis)
      • 31.A La gloria de Niquea
  • III. Bibliografia





ArribaAbajoAnónimo. 1. C-E Las aventuras de Grecia comedia


ArribaAbajoTrama della commedia

I atto: La principessa Quiricalda attira con un inganno Almodrose lontano dalla corte e comunica al giovane che essi non sono sorella e fratello, come tutti credono, poiché l'imperatrice Gazazumba, madre di Quiricalda, aveva dato alla luce il suo primogenito nel bosco durante una battuta di caccia. Il neonato, contraddistinto da un neo sopra l'occhio, era stato immediatamente rapito da un gruppo di «sacristanes» (fol. 4r) e l'imperatrice, ripresasi dallo svenimento causato dal funesto evento, aveva visto un leone con un bambino e benché sapesse che non si trattava di suo figlio, aveva condotto questo neonato a corte. Dopo la morte del re e prima di morire ella stessa, l'imperatrice consegna una lettera a Quiricalda da aprire in caso di pericolo e questo si verifica quando la principessa viene chiesta in moglie dal principe Falanjes, il quale, vistosi rifiutato, ha deciso di invadere il regno. Nel frattempo anche l'imperatore Cencerro ha chiesto la mano di Quiricalda dopo averne visto il ritratto in una «taberna de barato» e al rifiuto della giovane ha invaso il regno. Cencerro e la sorella Urgada si lamentano dell'atteggiamento disdegnoso di Quiricalda e Almodrose, di cui Urgada è innamorata, e Cencerro racconta che in una foresta vicina vi è un giardino, incantato dalla maga Sinestasia, in cui vi è divertimento per dame e cavalieri. Sobonón, servo di Almodrose, arriva di corsa spaventato da un gigante che fa la guardia al giardino incantato. Il suo padrone decide di sfidare il gigante e dice di non temere nulla, dato che il mago Argante gli ha dato uno scudo magico che gli permette di trasformarsi quando vuole, mentre Quiricalda afferma che grazie a una fascia magica che le ha donato la maga Selenisa nessuno potrà farle del male. Anche il gracioso Sobonón ha ricevuto un regalo dalla maga Falerina, un pestello con cui può trasformarsi in ciò che gli pare.

II atto: Cencerro si lamenta che i giganti hanno rapito le dame, mentre Almodrose entra in scena con la spada sguainata dopo aver seguito senza esito i giganti. Successivamente è lui a liberare le dame, mentre Cencerro si intrattiene parlando con l'infante Cascabel. Almodrose racconta la sua avventura contro il Grande Penastrol, Cardinoro, Falmonte, Garamantes, Buefaldoro, Brandafidel, Rogartes, ed infine il Gran Fangodomar detto il Bravo. Dopo un colloquio amoroso tra Almodrose e Quiricalda, Cencerro propone che tutti provino l'avventura della fonte del «desengaño de amor», la cui acqua rende sinceri coloro che amano. I primi a bere sono Cencerro e Urgada, e subito dichiarano di amare rispettivamente Quiricalda e Almodrose. Bevono poi altri principi e successivamente i servitori e le cameriere dando luogo a scene burlesche. Infine bevono Quiricalda e Almodrose, confessando all'istante di amarsi reciprocamente con gran confusione di tutti. Cencerro ordina di imprigionarli, ma Almodrose si avvale dello scudo magico e si trasforma nello stesso Cencerro. Allo stesso modo grazie al suo pestello magico, Sobonón si trasforma in Quiricalda e si lascia corteggiare dal vero Cencerro; quando Almodrose li vede, pensa sia la sorella che accetta la corte del pretendente e si arrende dopo una breve lotta contro i principi alleati di Cencerro.

III atto: Cencerro e Urgada sono preoccupati per quanto accaduto, visto che il popolo mormora che si sono fatti ingannare da Quiricalda e Almodrose. Infatti i due -grazie agli oggetti magici- sono riusciti a fuggire, e vengono raggiunti da Sobonón che comunica loro l'ira di Cencerro. Entrano in una selva ed arrivano ad un castello incantato ove si annuncia una nuova avventura. Almodrose e Quiricalda entrano nel castello, e poco dopo incontrano Cencerro e Urgada a cui Almodrose racconta l'avventura in cui ha dovuto combattere contro una serpe mostruosa. Il premio per aver concluso l'avventura è l'apparizione del suo vero padre, Amadís di Grecia, che gli rivela che sua sorella non è Quiricalda ma Urgada, mentre Cencerro, che era stato scambiato in fasce con Almodrose, è il fratello di Quiricalda. Si conclude la pieza con i matrimoni di rito.




ArribaAbajoLegame cavalleresco

L'ipotesto in questo caso è la commedia cavalleresca di Juan Pérez de Montalbán, Florisel de Niquea, di cui quest'anonima opera intende fare una riscrittura in chiave burlesca. Si veda dunque la scheda dedicata al Florisel per i legami con i libri di cavalleria che Montalbán considera come ipotesto. Indichiamo invece qui la relazione transtestuale che lega le due commedie. Si noti che Las aventuras de Grecia venne ripetutamente attribuita a Montalbán in quanto la critica considerava che questa e il Florisel de Niquea fossero una stessa opera.

In entrambe le pièces i protagonisti sono eredi di grandi regni, ma immediatamente notiamo che se Florisel e Clorinda sono cresciuti nelle famose terre di Niquea, Quiricalda e Almodrose possono solo vantare di aver avuto una madre dal nome quanto meno bizzarro, Gazazumba, che rimanda a un improbabile regno di Monicongo, essendo sposa di don Binorrio, nipote di Chuchumeco e del conte Lamelotodo (fol. 3v). Le circostanze della nascita del primogenito sono uguali nelle due commedie, ma il vero fratello di Clorinda è contraddistinto da un neo tra il petto e la spalla, segno di distinzione e legame con i migliori cavalieri della letteratura cavalleresca (cfr. scheda 2, 3, 14, 15), mentre quello di Quiricalda possiede un poco prestigioso neo sopra un occhio. Il rapimento del figlio e il ritrovamento dell'altro neonato trascorrono parallelamente, sebbene a fronte dei cavalieri che sottraggono l'infante troviamo nell'anonima commedia un gruppo di «sacrestanes» (fol. 4r). Il pretendente di Quiricalda è Cencerro, che ci viene detto «imperatore» anche se non viene specificato di quale regno, ma nel terzo atto scopriamo che è «morisco de ley» (fol. 43v) anche qui con una nota parodica sul fatto che nel Florisel ci troviamo di fronte a Trebacio, niente meno che l'imperatore di Grecia. La sorella di Cencerro si chiama Urgada, con un chiaro riferimento alla maga Urganda la Desconocida, di amadisiana memoria, benché scevra di qualsiasi potere magico o di saggezza posto che appare alquanto stereotipata nel suo ruolo di principessa. I maghi che intervengono nell'anonima commedia rispecchiano inizialmente quelli del Florisel: Argante e Selenisa hanno donato due oggetti magici a Quiricalda e Almodrose, esattamente come nel Florisel, ma qui si aggiunge il fatto che il servitore Sobonón riceve un pestello magico dalla maga Falerina. Si osservi che questa maga è la protagonista di una famosa commedia di Calderón, El jardín de Falerina (cfr. scheda 5). L'oggetto invece che permette a Sobonón di trasformarsi a piacimento, è un pestello, niente a che vedere con il nobile scudo per il cavaliere o l'elegante fascia per la principessa, ma sicuramemte su misura per un servitore gracioso. Il seguito di cavalieri alla corte di Cencerro è altrettanto parodico: troviamo il principe Jeringa, l'infante Cascabel e l'infante Lanasucia (fol. 9v), i cui nomi sembrano piuttosto quelli di servitori graciosos che di norma servono i nobili cavalieri, mentre i nomi degli otto terribili giganti vengono rispecchiati fedelmente. Le dinamiche della prova d'amore presso la fonte della verità sono simili nelle due opere, ma l'episodio scatena nel Florisel una continuazione quasi tragica, dato che Clorinda ferisce l'amato, che ha preso le sembianze di Trebacio grazie allo scudo. Nell'anonima commedia invece la trasformazione magica di Almodrose in Cencerro viene burlescamente imitata dal servitore che prende l'identità di Quiricalda facendo credere a Almodrose che la sua amata corrisponde i sentimenti di Cencerro. Questa duplicazione in chiave burlesca complica ulteriormente la trama ma soprattutto elimina dal testo qualsiasi riferimento ad un eventuale epilogo tragico che si insinuava -per poi venir smentito- con la finta duplice morte dei due amanti nel Florisel. L'elemento burlesco risulta particolarmente evidente nel linguaggio, soprattutto di Almodrose e Quiricalda, che spesso potrebbe venir scambiato per il tipico gergo e sprezzo dei servitori delle commedie barocche e che si pone alla stregua degli interventi di Sobonón. Così, durante il primo dialogo amoroso Almodrose si rivolge all'amata che nasconde la sua identità sotto un velo in questi termini: «si acaso eres deidad / de alguna casa de vicio» (fol. 2r); quando scopre la verità dalla sorella, esclama: «si fuera aqueso verdad, / te diera pescado frito / y con el molde de hacer / cosquillas a mis amigos» (fol. 3r); nel terzo atto Quiricalda chiama l'amato «mi mostaza» (fol. 47v) e si dichiara disposta per lui a vendere in piazza «nabos, sardinas y queso» (ibid.).




ArribaAbajoPrincipali edizioni e/o esemplari conservati

Fragmento del manuscrito   Las aventuras de Grecia

Manoscritto datato 17 febbraio 1649 (Biblioteca Nacional di Madrid: Mss. 16705)






ArribaAbajoPérez de Montalbán, Juan (1602-1638)


ArribaAbajo 18.D Caballero del Febo, auto (1629-31)


ArribaAbajoTrama

L'imperatore Trebacio (il Genere Umano), figlio adottivo di Cario Magno, benché il padre lo abbia promesso in matrimonio a Briana, si invaghisce di Lindaraxa (la Colpa) ed ella per convincerlo a cedere alle sue lusinghe fa un patto con Luçidoro (Lucifero). Questi rinchiude in un palazzo incantato Trebacio allontanando il suo consigliere Fisberto (la Ragione) e tenendo altresì prigioniera Rossarda (la Volontà). Amadís di Grecia (l'Amore Divino) esorta il Cavaliere del Febo (Cristo) ad andare in aiuto del proprio fratello e questi deve affrontare tre avventure, rispettivamente contra il gigante Roxartes (la Superbia), Leviatán (il Demonio) e la Parca. Superati i primi due duelli, il Cavaliere del Febo incontra Trebacio e questi nega di voler essere liberato ma il Cavaliere del Febo toglie la benda che rendeva cieco Fisberto e in questo modo restituisce a Trebacio la ragione e la volontà. Segue l'ultimo duello contro la Parca e il Cavaliere del Febo, prima di riuscire ad ucciderla, viene ferito mortalmente. In punto di morte il Cavaliere del Febo chiede ad Amadís di Grecia di usare il suo sangue per dipingere un suo ritratto affinché nessuno lo dimentichi ed infine esala l'ultimo respiro invocando il padre Carlo Magno che l'ha abbandonato.




ArribaAbajoLegami cavallereschi

L'auto in esame rappresenta un esempio molto peculiare dell'adattamento della materia cavalleresca nel teatro. Infatti Pérez de Montalbán, dopo aver scritto due commedie che ripropongono due classici della letteratura cavalleresca, il Palmerín de Olivia (scheda 20) e il Florisel de Niquea (scheda 19), decide di compiere un ulteriore passo riscrivendo un'avventura cavalleresca a lo divino. Ci troviamo di fronte ad una peculiare riscrittura posto che si tratta di un doppio passaggio: dal libro alla commedia e da questa all'auto, poiché possiamo riconoscere come ipotesto le commedie composte dallo stesso Montalbán. Il fenomeno dell'autoplagio, abbastanza frequente nei secoli d'oro, si nota a partire dalla scelta dei nomi: potrebbe sembrare che siano infatti mutuati dall'Espejo de Príncipes y caballeros, benché probabilmente il riferimento più immediato -con Trebacio, Briana e Bretón- sia il Florisel dello stesso Montalbán. La trama, rivestita dell'allegoria che caratterizza gli autos, proviene dalla commedia intitolata Palmerín de Oliva. Come osserva Profeti, nell'edizione dell'autografo di questo auto, l'ironia espressa dal gracioso Bretón adatta un brano della commedia in cui Palmerín e il servo Chapín si trovano ad affrontare l'avventura dell'Isla de los celos (p. 235). Altresí la studiosa evidenzia come anche la prigionia di Trebacio richiami quella di Palmerín tanto da osservare che «le somiglianze non solo si giustificano, ma sono programmaticamente ricercate» (p. 236). Si vedano dunque le due schede che seguono (20 e 21).




ArribaAbajoEdizioni moderne

Ed. autografa a cura di M. G. Profeti, Miscellanea di Studi Ispanici, XIV (1966-1969), Pisa, Pacini-Mariotti, 1967, pp. 218-309 [riproduzione dell'esemplare di Parma, Palatina, aut III.499 Ms].






ArribaAbajo19.A Don Florisel de Niquea, o Para con todos hermanos y amantes para nosotros, comedia


ArribaAbajoTrama della commedia

I atto: Don Florisel de Niquea e sua sorella Clorinda entrano in scena con abiti alla francese e con una maschera che cela il loro volto. Don Florisel fa la corte alla sorella e quando scopre che si tratta di Clorinda si lamenta del fatto che per i vincoli di sangue non può dichiararle il suo amore. Clorinda gli rivela che non sono in realtà fratelli in quanto la madre di Clorinda, colta dalle doglie mentre si trovava in un bosco, aveva partorito un bambino con un neo tra il petto e la spalla. Immediatamente degli uomini a cavallo erano sbucati dalla macchia ed avevano rapito il bimbo, mentre la madre, disperata, aveva vagato per il bosco finché aveva incontrato un leone che le aveva affidato il neonato che teneva tra i denti. Per non incorrere nelle ire del re la madre aveva tenuto nascosto al marito lo scambio di bambini e prima di morire aveva consegnato a Clorinda una confessione da aprire quando la principessa fosse stata in procinto di sposarsi. In effetti la mano di Clorinda è stata chiesta dall'imperatore di Grecia Trebacio mentre Florisel è promesso alla sorella di questi, Briana, ma ora che i due sanno di non essere fratelli si scambiano promesse d'amore e meditano sul da farsi. Nel frattempo Trebacio ha visto allontanarsi da palazzo i due e invia don Rogel, Esplandián e Falanjes per riportarli a palazzo vivi o morti. Improvvisamente la corte è scossa da terribili suoni e Bretón, criado di Florisel, narra che un gigante dalle sembianze mostruose si trova in un giardino magicamente comparso. Trebacio intuisce che si tratta di un incantesimo della maga Sinestrasia che ha incantato il palazzo per provare il valore dei cavalieri e la virtù delle dame. Per superare la prova il mago Argante dona a Florisel uno scudo magico che gli permette di trasformarsi in chiunque egli voglia, mentre Clorinda riceve dalla maga Selenisa una benda magica che impedisce ai nemici che la perseguitano di avvicinarsi a meno di quattro passi da lei.

II atto: Bretón si trova per errore davanti al gigante e con le sue nefandezze e sciocchezze lo diverte al punto che il gigante decide di risparmiarlo e tenerlo in sua compagnia, ma Bretón con un sotterfugio riesce a fuggire. Trebacio con i suoi cavalieri si reca a tentare l'impresa ma incontra Florisel che ha già combattuto e concluso l'avventura da solo contro sette giganti guidati da Fangodomar, terribile gigante. Trebacio propone quindi di provare l'avventura di una fonte la cui acqua fa rivelare le pene amorose senza poter mentire. In questo modo si scopre che Florisel e Clorinda si amano e i due fuggono nel bosco separatamente inseguiti da Trebacio e i suoi cavalieri. Florisel decide di imbracciare il suo scudo e trasformarsi in Trebacio per poter meglio cercare la sua amata, ma questa avendolo scambiato per il vero Trebacio, gli scaglia una freccia e Florisel cade ferito. Quando Clorinda scopre di aver ferito a morte Florisel si dispera e invoca per se stessa la morte.

III atto: Trebacio trovati i due amanti feriti e privi di conoscenza decide di chiedere a Sinestasia che operi un inganno per cui Florisel creda che Clorinda sia morta e viceversa. Ma l'inganno viene svelato da Bretón e Lucela, criada di Clorinda, e i due possono fuggire. Giunti ad un castello incantato, Florisel decide di provare l'avventura annunciata all'ingresso e scopre un sepolcro in cui giace Amadís de Grecia. Il famoso cavaliere racconta a Florisel di essere suo padre mentre Trebacio altri non è se non il figlio del re di Niquea, scambiati nel bosco per un equivoco dei soldati di Amadís di Grecia che andavano in cerca del neonato rapito da un leone. Si concertano quindi le nozze di Trebacio, ora re di Niquea, con Briana, e di Florisel, nuovo imperatore di Grecia, con Clorinda, mentre Bretón sposa Lucela.




ArribaAbajoLegami cavallereschi

Il nome dell'antagonista di Florisel ci rinvia inmediatamente all'Espejo de príncipes y caballeros di Diego de Ortúñez de Calahorra: Trebacio nel libro è l'imperatore di Grecia e si innamora di Briana, figlia di Tiberio, re di Ungheria, suo nemico. Per potersi sposare con Briana, uccide Teoduardo, il promesso sposo, e ne prende il posto. Dall'unione nascono il Cavaliere del Febo e Rosicler. I quattro libri dell'Espejo de príncipes vengono dedicati alle avventure dei due fratelli che nulla hanno a che vedere con le vicende della commedia. La maga Sinestasia proviene invece dal Florisel de Niqua, Quarta Parte, Libro Primero, cap. 49: figlia del duca di Galístenis, signore dell'isola di Iritea, per la sua bellezza si guadagna il soprannome di «Ritratto di Arquisidea». Imitando quest'ultima, si rinchiude in un castello e si copre il viso con un velo (cfr. scheda 7) e solo chi vince il gigante Brosón che la difende potrà vedere la sua bellezza. L'impresa verrà compiuta da Rogel de Grecia che rifiuta il suo amore in quanto innamorato di Arquisidea. La fascia magica che permette di assumere l'aspetto di chiunque si voglia trova origine nell'Amadís de Grecia in cui Balarte di Tracia assume una pozione preparata dal mago Estivel de las Artes che gli permette di trasformarsi in Amadís per sei mesi durante i quali potrà tentare di conquistare Niquea (II, 90; cfr. schede 1, 13, 24). L'episodio del leone che rapisce i bambini è un altro motivo topico della letteratura cavalleresca, già presente nel Caballero Zifar (Zifar, p. 135), dove un leone rapisce uno dei figli del protagonista, o ad esempio nell'Amadís de Grecia, quando il Doncel de la Ardiente Espada nella sua prima prova di coraggio uccide un orso e poi «vio venir por la vereda do el osso avía salido un león grande coronado y en la boca traía atravessado un donzel de la edad de dos años al parecer» (Amadís de Grecia, fol. 8ra). Alcune volte l'animale rapitore non è un leone, ma una serpe o un volatile, comunque caratterizzato dalla mostruosità, come accade in due episodi del Félix Magno e nel Cirongilio de Tracia (cfr. scheda 8).

Questa commedia fu oggetto di una riscrittura burlesca, Las Aventuras de Grecia (cfr. scheda 1).




ArribaAbajoPrincipali edizioni e/o esemplari conservati

Segundo tomo de las Comedias, Imprenta del Reyno, a costa de Alonso Pérez de Montalvan, Madrid, 1638 [Madrid, BN: T/3152; Boston, Public Library D.173.17; Firenze, Biblioteca Nazionale: Rac Lus 9.12; University of Illinois, Library Signs X8-Z8; Barcelona, Instituto del teatro 60791; 60821; 57937].






ArribaAbajo20.A Palmerín de Oliva, o la encantadora Lucelinda comedia


ArribaAbajoTrama della commedia

I atto: Palmerín e Laurena si lamentano del fatto che essendo fratello e sorella non possono dichiararsi apertamente il loro reciproco amore, ma la fanciulla rivela a Palmerín di aver scoperto che il giovane è stato trovato in fasce sotto una palma e vicino ad un ulivo, da cui il nome, da Gerardo, colui che credono il loro padre. Scambiatisi i voti d'amore, i due sono interrotti dall'arrivo di Gerardo con due consiglieri dell'imperatore che rivelano alla fanciulla la sua vera identità: ella è la figlia dell'imperatore, il quale, per non creare gelosie alla matrigna, l'aveva fatto allontanare da corte. Polinarda, questo il suo vero nome, deve partire per la corte in quanto unica erede al trono e Palmerín la induce a sciogliere le promesse d'amore fatte come pastorella in quanto non si addicono ad una principessa. Palmerín entra in scena vestito da soldato offrendosi di combattere come soldato di ventura a fianco del re di Macedonia, Florendo, contro la maga Lucelinda dalla forma di serpe. Per un equivoco Palmerín giunge proprio al castello della maga la quale, innamoratasi immediatamente del giovane, lo incanta insieme al suo servo Chapín.

II atto: Per tre anni Palmerín vive nel castello con la promessa della maga di rivelargli la sua vera identità, ma visto che non ottiene l'informazione, decide di ribellarsi e la maga si vede costretta a concedergli la libertà. Appena libero Palmerín incontra Florendo, che lo accoglie come amico in virtù del fatto che il suo nome gli suscita uno strano effetto. Florendo confida a Palmerín di essere in procinto di sposare Polinarda, con grande disperazione del giovane che non può esimersi dall'essere ambasciatore di Florendo per chiedere la mano della stessa Polinarda. Quando i due giovani si rivedono, rinnovano la promessa d'amore fattasi e decidono di fuggire insieme per mare. La maga Lucelinda, gelosa di Palmerín, provoca una tempesta che fa naufragare Palmerín e Chapín sull'Isola della Gelosia dove il giovane prova l'avventura della Torre degli Specchi in cui ogni innamorato può vedere riflessa l'immagine della propria amata.

III atto: Palmerín scopre così che Polinarda dopo il naufragio è giunta proprio al porto del regno di Macedonia, dove Florendo l'ha accolta e insiste per sposarla. A tradimento Palmerín viene fatto prigioniero dalla maga Selenisa, nonostante sia riuscito a sconfiggere i venticinque selvaggi dalle mazze d'oro, come prevedeva la prova della Torre degli Specchi. La maga Lucelinda decide di aiutare il giovane e gli regala una benda che rende invisibile chi la porta. In questo modo Palmerín e Chapín possono fuggire e la maga li trasporta velocemente al palazzo di Polinarda dove i due tentano di spiegare queste meravigliose occorrenze a Polinarda e Brionela, la criada di cui è innamorato Chapín. Florendo, deciso a sposare senza altro indugio Polinarda, viene sfidato a duello da Palmerín, che si toglie la benda per poter essere visto. Prima che il duello inizi compare Lucelinda che spiega ai presentí che Florendo altri non è se non il padre di Palmerín che il re di Macedonia aveva avuto da Griana. Tutti si riconciliano e Palmerín può sposare Polinarda mentre Chapín sposa Brionela.




ArribaAbajoLegame cavalleresco

L'ipotesto è ovviamente El libro del famoso e muy esforçado cavallero Palmerín de Olivia. Riassumiamo qui gli episodi salienti del libro, rimandando alla nostra edizione della commedia per l'analisi dettagliata dei motivi cavallereschi. Palmerín viene abbandonato appena nato in quanto frutto dell'unione segreta di Florendos, re di Macedonia, e Griana, la quale è promessa sposa di Triano, secondo i desideri dell'imperatore di Costantinopoli, suo padre. Il piccolo viene cresciuto da una coppia di contadini che lo trova sotto una palma e vicino ad un ulivo, ma presto si intuiscono le nobili origini di Palmerín. Il giovane, avendo sognato più volte Polinarda, una fanciulla bellissima, decide di partire alla sua ricerca e si presenta alla corte del re Florendos per essere armato cavaliere senza sapere che questi è suo padre. Intraprese una serie di avventure, Palmerín crede di aver trovato l'amata in Laurena, figlia del duca di Durazzo, e spinge il suo scudiero, il nano Urbanil, a dichiararsi in suo nome, salvo poi pentirsene quando in sogno gli compare Polinarda arrabbiata. Questa infatti è la figlia dell'imperatore di Germania, e i due si innamorano reciprocamente non appena si incontrano e per dimostrarsi degno della fanciulla Palmerín compie grandi imprese d'armi in compagnia di Trineo, fratello di Polinarda. L'identità di Palmerín viene rivelata quando il giovane cavaliere si reca alla corte dell'imperatore di Costantinopoli per difendere l'onore di Florendos, accusato di aver ucciso a tradimento il marito di Griana. Quest'ultima infatti riconosce sul viso di Palmerín un neo particolare che aveva il bambino da lei abbandonato molti anni prima ed il giovane viene quindi festeggiato come legittimo crede dell'impero di Costantinopoli e può finalmente chiedere la mano di Polinarda.




ArribaEdizioni moderne

Edizione di Claudia Demattè, collana «Agua y Peña», Baroni Editore, Viareggio c.s.









Indice