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Testimone centenario di soprusi e sconfitte

Giuseppe Bellini





E'questo il terzo volume, o «cantare» epico, del peruviano Manuel Scorza. Il pubblico italiano già conosce Rulli di tamburo per Rancas e Storia di Garabombo, l'invisibile, che diedero improvvisa fama all'autore. Scorza è stato considerato, in Perù e fuori, scrittore nuovo per il modo di narrare; inseritosi vigorosamente nella corrente indianista, che nel Perù contemporaneo ha dato nomi illustri, come Alegría e Arguedas, egli è andato affermando una propria autonomia, sia per il segno linguistico che per la struttura del romanzo.

L'azione dei romanzi si svolge in una sorta di originale nebulosità, nella quale fantasia, mito e realtà si fondono e si confondono. Il narratore non si limita, come nel caso di Alegría, a documentare con dolore un mondo inquietante di ingiustizia, né come Arguedas a sognare utopistiche rivendicazioni d'autonomia indigena: dei maestri -ma anche García Márquez ha orma in Scorza- accoglie la nota di protesta, ma l'accentua ricorrendo a un'inedita captazione della bellezza naturale, intesa, in abilissima sintesi, quale fonte del meraviglioso e del magico, che più profondo rendono il contrasto tra un passato felice e un presente amaro.

Ricorrendo a trasparenti richiami alla struttura epica Scorza si avvale, nel suo libro, di una serie di implicazioni temporali che, pur inserendosi in un fondamentale filo cronologico ascendente, creano un confuso tempo contorto, di estrema suggestione, in una parimenti attuale coesistenza di passato e di presente.

Il cavaliere insonne rappresenta un felice punto d'incontro tra mito e realtà; per gradi, tra avvenimenti fantastici, imprese incredibili, si costruisce l'epopea tremendamente reale della Comunità india di Yanacocha, in lotta per il suo diritto dal tempo remoto, l'anno 1711, quando la corona spagnola le riconobbe la proprietà della terra su cui vive, sempre insidiata dalla società castiglianizzata. Don Raimundo Herrera, il «cavaliere insonne», rappresenta il mito: nella sua vita ultracentenaria egli è stato il testimone di soprusi e sconfitte, ma anche l'animatore di una condotta di continua opposizione all'arbitrio. Se nel mito maya, i morti avrebbero chiuso i loro occhi solo all'avvento della libertà, nel romanzo di Scorza anche il «cavaliere insonne» chiuderà gli occhi solo al trionfo del diritto.

La trama del romanzo non rende la singolarità dell'opera di Manuel Scorza, i cui pregi stanno nell'invenzionne e nella lingua, fonti felici di godimento estetico per il lettore anche nella resa italiana.

MANUEL SCORZA.- Il cavaliere insonne.- Editore Feltrinelli, pagine 227, lire 4.500.





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