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Il sogno nella narrativa di Manuel Scorza

Diego Símini





La narrativa edita di Manuel Scorza è costituita dai cinque romanzi del ciclo La guerra silenciosa (Redoble por Rancas; Historia de Garabombo, el invisible; El jinete insomne; Cantar de Agapito Robles e La tumba del relámpago) e dall'ultima opera pubblicata in vita, La danza inmóvil1. Il sogno in queste opere riveste talvolta aspetti importanti per la narrazione; la critica, pur osservando alcuni elementi onirici, non ha, a mia conoscenza, affrontato specificamente il tema del sogno nella narrativa scorziana2.

Da uno scandaglio sistematico dei sei romanzi scaturisce un primo risultato abbastanza significativo: 74 nei primi cinque romanzi, 37 per il sesto, sono le volte in cui nel testo si parla di un sogno o in qualche modo si fa riferimento al sogno.

Al di là di questo squilibrio numerico, ci sono notevoli differenze tra i sogni della pentalogia e quelli di Danza. Nei romanzi del ciclo La guerra silenciosa, i sogni, pur essendo parte integrante, anzi talora elementi determinanti del racconto, rimangono in qualche modo subordinati alla narrazione principale. Questo perché i sogni, nella maggior parte dei casi, fanno parte della valorizzazione, del recupero tentato da Scorza della concezione quechua della vita, in cui il sogno non è separato dalla realtà e si collega con il mito. L'attività onirica è ricercata, coltivata, come altri metodi per conoscere il futuro o per avere notizie altrimenti inaccessibili (come, ad esempio, la masticazione della coca o l'animazione dei chicchi di mais3).

In Danza, invece, il sogno entra nel discorso narrativo ed è spesso contiguo o in contatto diretto con la realtà circostante. Il sogno in questo romanzo è slegato dal mito e non ha elementi soprannaturali. Non ha significati trascendentali né mette in comunicazione con altri mondi o altri luoghi. L'autore si astiene dall'esplicitare l'eventuale significato metaforico del sogno, che può quindi anche sembrare incongruo a una lettura poco attenta.

I sognatori. Pensando al mondo dei sogni in Scorza, saltano agli occhi due personaggi che sognano molto. Il primo è soprannominato El Abigeo, il personaggio di Redoble e Garabombo che ha la facoltà di prevedere il futuro tramite i sogni. Normalmente questa prerogativa gli consente di fare bene il suo lavoro di ladro di bestiame perché riesce a prevedere i movimenti delle mandrie e dei mandriani. Nella lotta contro i latifondisti e l'esercito, i suoi sogni sono preziosi perché prevedono le mosse del nemico e addirittura svelano i tradimenti. El Abigeo è una reincarnazione degli indovini incaici, il cui compito era per l'appunto di dormire per entrare in contatto con il mondo dei sogni e trarne profezie e premonizioni. Questo personaggio, che capisce troppo tardi il sogno con cui gli veniva annunciata la sconfitta della comunità e la propria morte, è vitale per la vicenda e per l'economia narrativa dei due romanzi in cui appare4.

Il secondo «sognatore abituale» è Nicolás, il guerrigliero che, in Danza, ha scelto di proseguire la lotta armata. Mentre fugge in una canoa sui fiumi della foresta amazzonica ripercorre vari episodi della sua vita, talvolta anche in forma onirica. In particolare sogna varie volte uno stesso sogno che via via si modifica: sogna di essere un airone che non riesce a concludere quel che si propone. A ogni ricorrenza del sogno, l'airone diventa piú grande e si trova ad affrontare pericoli maggiori. Verso la fine di ogni sogno, l'airone si rende conto di essere una pittura o una statua, esistente solo in funzione dello sguardo e del capriccio di un artista, diverso di volta in volta. La metafora è chiara: Nicolás sente di dipendere completamente da qualcuno o qualcosa. Meno chiaro stabilire chi o che cosa sia quest'entità che non gli lascia scelta5.

Prima di passare ai sogni in quanto tali, conviene ricordare che c'è nell'ultimo romanzo del ciclo andino, Tumba, un personaggio che esiste solo in funzione di un suo sogno, dalle conseguenze sciagurate. Si tratta dell'Arpista di Lima, che vede in sogno santa Maca, la quale gli ingiunge di far anticipare l'azione di recupero delle terre usurpate; questo anticipo provocherà il fallimento di tutta la vasta operazione escogitata da Genaro Ledesma. Non è di troppo notare la valenza opposta di questo sogno rispetto a quelli che faceva l'Abigeo nei primi due romanzi della Guerra silenciosa. In un caso i sogni sono un'arma nelle mani della comunità, mentre il sogno dell'Arpista (e il credito di cui gode immediatamente nel villaggio) è un ostacolo sulla via della liberazione, anzi la causa del fallimento della ribellione. Questo è coerente con quanto è stato osservato dalla critica per altri aspetti, come, sempre in Tumba, la distruzione dei ponchos su cui stava illustrato tutto il futuro delle comunità: questa opposizione, questa importanza di un sogno dalle conseguenze negative contribuisce a sottolineare l'importanza per gli abitanti di quei villaggi di liberarsi di certe abitudini mentali, delle credenze paralizzanti e inadeguate davanti alla brutalità e alla determinazione degli oppressori6.

I sogni. Cercando adesso di classificare i sogni, propongo alcune categorie:

-Un tipo di sogno legato fortemente alla concezione tradizionale andina, che potremmo definire «mitico»: in questo gruppo rientrano i sogni dell'Abigeo, i vari sogni premonitori presenti nella pentalogia7, i sogni «surrealisti» del Niño Remigio, che in realtà sono premonizioni mascherate8, alcuni sogni che fanno vedere cose avvenute in altri posti o in altre epoche9, i sogni in cui i defunti danno messaggi ai vivi10 e un sogno fondamentale fatto da Genaro Ledesma in Tumba, in cui tutti i personaggi dell'intero ciclo sfilano con indomita fierezza, nella certezza della vittoria11. Questo tipo di sogno non compare in Danza.

-Un tipo di sogno che, in modo piú o meno diretto fa riferimento ai desideri, alle speranze, alle ambizioni dei personaggi12. É il sogno abituale nella nostra cultura, per cui vediamo illusoriamente realizzati i nostri desideri; si ritrova un po' in tutte le opere e non presenta caratteristiche particolari.

-Un tipo di sogno che è contiguo alla realtà, da cui talvolta non è immediata la distinzione, o che ha come effetto l'accentuazione di alcuni aspetti della realtà. Gli esempi sono numerosi; quello forse piú notevole è quello che fa «entrare» Santiago e Marie Claire nel dipinto Le bal du duc d'Alençon esposto in una saletta del Louvre13. In questa categoria rientra inoltre la serie di sogni dell'airone di Nicolás. Assente nei primi due romanzi, raro negli altri tre del ciclo andino, si ritrova soprattutto in Danza14.

-Un insieme di «usi minori» del sogno, in cui rientrano le scarse pesadillas15, l'estraniazione, i momenti di ensoñación, rêverie16, il sogno come rivincita della vittima, che viene sognata dal suo carnefice17.

-Notiamo poi l'uso del termine sueño in contesti non onirici, come la metafora18, il riferimento a cosa assurda19, il sogno legato alla letteratura20.

Compiuto questo esame, possiamo osservare che Scorza, narratore conosciuto soprattutto per il suo impegno politico e culturale a fianco delle comunità contadine delle Ande centrali, ha trattato il sogno in una prima fase come parte integrante di una realtà che le sue opere riflettono; in un secondo momento, con Danza e, probabilmente, con le altre opere che stava preparando al momento della sua morte improvvisa, ha inserito il sogno nella sua tavolozza narrativa come un elemento importante, che gli ha consentito, tra le altre, di rendere magistralmente la confusione, l'intrico sensoriale del fuggiasco Nicolás sui fiumi amazzonici o di accentuare la passione erotica tra Santiago e Marie Claire.

Riguardo a Danza, l'importanza del sogno è sottolineata fin dal titolo: non è forse un'immagine onirica quella di una danza immobile? E a questo proposito, non dobbiamo dimenticare che il titolo fa riferimento al dipinto Le bal du duc d'Alençon che suscita un sogno molto intenso. Quando i due tornano in sé, quando escono dalla festa onirica che la visione del quadro ha provocato, ecco che «ya no nos vimos dentro de la fiesta, sino frente a ella, frente a la danza inmóvil enmarcada...»21.

Il romanzo in sé potrebbe essere un sogno: tutto è racchiuso nei pochi minuti che trascorrono tra l'entrata di una donna dalla bellezza incomparabile nel locale parigino La Coupole e l'incontro di questa donna con il gruppetto formato dall'io narrante, l'editore e il direttore della collana. Scorza lascia capire che il libro intero, con le sue due serie narrative principali da cui derivano vari filoni minori, è provocato nell'animo dell'io narrante dalla visione di quella donna: una folata di ricordi, immaginazioni, sogni. Con l'intensità e la fugacità dei sogni, tutta la narrazione scorre davanti al lettore, che rimane con il dubbio che solo di sogni si sia trattato.





 
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